Oggi è stata una giornata davvero provante, per me. Non oso immaginare per gli amici stretti e sopratutto per Marco e Marisa. Se n'è andato Sergio Calamari, il mago delle moto, il punto di riferimento di tutti i motociclisti della provincia. La passione per la moto malcelata sotto un sorriso. Sergio se n'è andato perchè una malattia subdola, la SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica) ha deciso pochissimi anni fa di giovare sporco, molto sporco. Noi motociclisti siamo abituati alle corse. C'è la partenza, c'è l'arrivo e nel mezzo ci sono sorpassi, imprevisti, fatalità. Non accade mai che un pilota venga squalificato nei box senza appello e senza che abbia fatto nulla, senza che possa replicare o recuperare il torto.... ma la Vita non è così.
La vita, è una corsa senza regolamenti dove una malattia subdola può decidere di andare alla porta del più meritevole e innocente, e portarlo via con una forza bestiale, in fretta, abbattendolo, facendolo soffrire, sfiancandolo, fiaccandolo. Alcuni soccombono presto, altri no. Alcuni gettano la spugna subito, altri.. scendono in officina per salutare i meccanici, nonostante tutto. Alla maledetta malattia, si contrappongono Uomini che ci danno un esempio, che ci indicano la via, che ci mostrano come non bisogna mai arrendersi senza combattere. Dobbiamo essere grati a questi Uomini perchè non lo fanno per tornaconto personale, lo fanno (magari) inconsapevolmente ma si lasciano dietro un filo d'Arianna per suggerirci come vivere una vita retta, giusta, vera.In mezzo a tutte quelle moto, e a tutta quella gente oggi... ho sentito la frase "sembra quasi una festa al contrario... una manifestazione d'affetto di questo calibro.. non la si può comprare". E' così che è andata. Chi voleva davvero bene a Sergio e alla sua famiglia ha sentito il bisogno di abbracciarli, di stringerli, di piangere con loro... di dare conforto e di... trovare conforto. Non abbastanza.. purtroppo, non lo è mai, oggi in special modo.Quando se ne va un amico in maniera "sleale", la rabbia non si sopisce mai.. purtroppo lo so. si rischia di impazzire se non la si fa confluire in un obbiettivo, in uno scopo. e a volte non basta neanche quello. Marco e Marisa già domenica parlavano dell'intenzione di dare un aiuto ai malati di questo brutto mostro, dopo aver toccato con l'anima di cosa si tratta.. di dare un aiuto a chi ne ha bisogno, visto che a nessuno piace sentire parlare di malattie incurabili, e ancora meno sono le persone disposte a fare qualcosa.Marco, la gentilezza e lo spirito di tuo padre vive sicuramente in voi.Sergio l'abbiamo accompagnato in moto, come ognuno di noi vorrebbe, e come a qualcuno di noi, purtroppo, è già capitato di fare. C'erano tante, tante moto. A partire dal motardino 125, alla custom, alla supersportiva, alla epoca, senza le classiche e campanilistiche distinzioni di tipologia, marchio, frazionamento, senza bisogno di stemmi o colori. L'unico bisogno vero era essere lì con Sergio, Marco e la Marisa, fare sentire loro il nostro calore, abbracciarli, fare tributo a una grande persona, eseguire un concerto al volume massimo possibile, per farci sentire fin sopra ai cori angelici. E ancora piu su. E ancora. E ancora. Lo sappiamo. Sergio non sarebbe stato contento delle sgasate in folle.. ma se anche avessimo rotto.. tutto sarebbe stato aggiustato nel paradiso dei motori, pronto a corse infinite. E quegli occhi ridenti ne avrebbero avuto di divertimento, altro che!Ovviamente, in momenti così tristi, la mente (almeno la mia) cerca di non crollare. Ci si ritrova a porsi delle domande, a scervellarsi per potersi illudere di capire un pò di più della vita, a cercare qualche appiglio per superare il momento di una perdita così grande.. a chiedersi cosa si potrebbe dire per confortare un poco un familiare affranto. Ci si chiede come sia possibile guardare avanti..e capita che qualche segno può arrivare a suggerirci una strada. Magari un segno mandato da chi abbiamo appena perso. Poco tempo fa ho conosciuto una persona che lavora al camposanto. L'ho conosciuta mentre giocava con i miei nipotini.Quel pomeriggio, il mio nipotino di un anno era in totale sintonia con lui, rideva come un matto, e all'epoca mi sono chiesto come facesse quella persona a coniugare la Vita, la gioia, il sorriso di un bimbo con il lavoro che faceva. Mi sono rimaste impresse quelle sue mani che accarezzavano dolcemente la testa del mio nipotino ridente, in una parola.... VITA. Oggi, come i due lati di una medaglia, quelle stesse mani, nel corso del loro lavoro, hanno accompagnato un altra persona a cui tenevo... e in un modo quasi surreale, mentre le vedevo stendere l'intonaco sui mattoni, realizzavo definitivamente che Sergio se n'era andato (fisicamente) per sempre. Allo stesso tempo pensavo a quelle medesime mani che avevano il potere di far sorridere il mio nipotino, e quello di accompagnare un amico. Credo che sia difficile trovare due immagini tanto lontane tra loro. Due immagini che giravano nella mia mente come una ruota, quasi a cercarmi di dire che la vita, anche se è dura.. va avanti imperterrita e inarrestabile. Mentre andavo via, ho visto una mamma con un bebè in mano, a pochi metri da Sergio. Un raggio di sole in un posto così buio... eppure fino ad un attimo prima pareva impossibile! E' a queste cose che stavo pensando, quando alla rotatoria ho incrociato un'auto con un bimbo a bordo, con le braccia che penzolavano fuori dal finestrino posteriore, sembrava triste. Ho staccato un braccio dal semimanubrio e l'ho salutato con la mano, e il bimbo ha subito risposto sorridente ed entusiasta!Si. nonostante tutto, la vita va avanti, tornare sorridere non è impossibile. Mi piace immaginare che quel piccolo angelo si chiami Sergio e che da grande sarà un centauro come lui... uno Strano, Meraviglioso, Motociclista.Ciao Sergio, proteggici tutti da lassù. Mi mancherai, anche se mi sarai accanto.Indice e medio a V, e un doppio lampeggio all'insù,Leo.
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